Tanto và la gatta al lardo o in questo caso, il guanciale, che ci lascia lo zampino.

Home Cultura & Costume Tanto và la gatta al lardo o in questo caso, il guanciale, che ci lascia lo zampino.
+

Riporto il contenuto dell'articolo, del Montreal (Canada) Gazette.
https://montrealgazette.com/news/cote-st-luc-woman-seeks-class-action-against-
barilla-pasta-products?fbclid=IwAR1iNrpZKgaYaCsowUPhRWuo5eOHBALGDmJ5rCOFngu4RpxA8k1MFlJeasQ
Leggo in questi giorni di questa Class action, indetta nei confronti della Barilla da parte di una mamma canadese, che si è sentita ingannata, perchè la pasta che ha acquistato per la sua famiglia, e scegliendola anche con un costo maggiore a quelle meno costose, secondo il suo parere, non essendo prodotta in Italia, ma in Canada, non puo’ essere denominate “Made in Italy”, per cui ha mandato ai suo avvocato la presentazione di una Class action, nei confronti della Barilla in Canada Allego l’articolo della Montreal Gazette:
La pasta Barilla ha “ingannato” i consumatori, sostiene la richiesta di class action avanzata dalle donne di Côte-St-Luc, In Quebec Canada. La causa proposta sostiene che l’azienda che si pubblicizza come “la marca di pasta numero 1 in Italia”è fuorviante, poiché è prodotta in Nord America. Una donna della Côte-St-Luc è dietro una richiesta di azione legale collettiva secondo cui un popolare marchio di pasta ha indotto i consumatori a credere che i suoi prodotti siano italiani.
La richiesta sostiene che Barilla Canada Inc. si presenta come “il marchio di pasta numero 1 in Italia” induce le persone a credere che la sua pasta sia autenticamente italiana quando in realtà è prodotta in Nord America.

La madre di cinque figli afferma di aver speso più di 100 dollari in prodotti Barilla l’anno scorso, optando per loro perché pensava di pagare per la pasta italiana importata. “Le persone lo acquistano invece di scegliere un marchio più economico perché
credono che i prodotti italiani siano di migliore qualità. Associano la buona pasta all’Italia”, ha detto David Assor, l’avvocato dietro la causa. “e per tanto si sentono ingannati.”; La richiesta di class action deve ancora essere autorizzata da un giudice e Barilla Canada la sta impugnando. In una decisione emessa la scorsa settimana, un giudice della Corte Superiore del Quebec ha consentito che fosse depositata una dichiarazione del direttore marketing dell’azienda.
La dichiarazione afferma che Barilla è stata fondata a Parma, in Italia, nel 1877 e rimane un’azienda italiana a conduzione familiare. In base al volume delle vendite, si afferma, che è corretto affermare che Barilla è il marchio di pasta più importante in Italia.
L’azienda utilizza il marchio almeno dal 2009, aggiunge, “come un modo per distinguere i suoi prodotti da altri marchi di pasta nel mercato canadese”. La dichiarazione giurata prosegue spiegando che Barilla Canada, con sede a Markham, Ontario, utilizza la stessa ricetta, proporzioni, processi e “know-how” nella produzione che Barilla utilizza “in tutto il mondo, inclusa l’Italia”.
Sul sito web della Barilla, l’azienda afferma che i suoi prodotti venduti in Nord America sono prodotti in Iowa, New York e Canada. Quelli realizzati in Italia riportano sulla scatola la dicitura "made in Italy" o "prodotto italiano".
Non entro in merito alla decisione della signora canadese o della Corte Canadese, sulla causa che deve essere depositata, ma la cosa sorprendente di questa azione, e, che mi sarei aspettato che una mamma Italiana o uno chef Italiano, avesse fatto questa Class action nei confronti della Barilla. Che il Made in Italy otre ad essere un traino commerciale Italiano nel mondo, è un “marchio” che ispira fiducia e che la gente, ( e come comprovato da questo articolo, non solo Italiani) acquista proprio perchè è un prodotto Italiano, e come tale non puo essere confuso o indurre a confusione.

Che c’e’ bisogno di chiarire anche nelle definizioni, tanto che proprio in Ontario esiste una fabbrica di pasta, fatta con macchinari Italiani, know how, Italiano, Titolare Italiano, nome del marchi Italiano, ma che non trascrive che è un prodotto “Made in Italy”, ma Italiano per tutte le componenti, e penso che è una definizione commerciale non forviante, anzi onesta, e mette in condizione il cliente di scegliere leggendo l’ertichetta e la definizione.
Ora, bisogna anche aggiungere che in Italia, fabbriche italiane di pasta usano la farina canadese tanto che: (cito: https://ilsalvagente.it/2020/09/12/90775/) Un’ inchiesta pubblicata nel numero in edicola del Salvagente, sulla base dei dati ufficiali che abbiamo ottenuto. Dati che dicono che nei primi tre mesi del 2020 nel nostro paese sono stati sbarcati 700 milioni di chili di frumento destinato alla pastificazione, ben 254 milioni provenivano dal Canada e 175 dagli Stati Uniti, paesi dove la legislazione sui trattamenti fitosanitari è meno “severa” di quella europea, a cominciare dall’utilizzo del glifosato, l’erbicida più usato al mondo, classificato come “probabile cancerogeno” dalla Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Oms.
Allora come chiamiamo queste paste fatte in Italia, Canadesi?
Diciamo che grazie a questa signora del Quebec, si e1 rotto il vaso di Pandora, ed e bene, sia per il nostro Made in Italy, che per la commercializzazione e protezione dei nostri prodotti nazionali, che ci sia una legislazione che li tuteli e protegga, in Italia
e in tutto il mondo. Provate a chiamare un vino con bollicine, (perlage), conservati negli anni nelle pupettier, e con le mani sapienti vendono girate giornalmente, un vino frizzante, COME quello prodotto in Francia, da centinaia di anni, provate a chiamarlo
CHAMPAGNE, canadese, o russo o cinese, che una stola di avvocati francesi, ti inseguono e ti chiedono I danni, perche’ quello é un “prodotto Francese e Made in Francia, che rappresenta la Francia, la cultura e la Storia” allora mi domando, noi Italiani siamo nemo dei francesi? In attesa, al balcone di Vancouver (BC), di vedere come finisce questa causa, spero che questa storia ci porti anche anche alla battaglia, vigliacca, “dell’Italian Sound” che si appropria dei nomi dei nostri prodotti Italiani e vergognosamente copiati,
venduti in tutti i negozi nel mondo, con un danno d’immagine Italiano e delle nostre
aziande, inconmisurabile.

Giovanni Trigona
Chef Italiano all’estero e component della Italian Culinary Consortium of Canada

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *