Storia di un emigrante: “L’architetto di Putin”

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Questo è il titolo di un libro che mi ha subito incuriosito, e che ho letto praticamente senza soluzione di continuità. Una storia incredibile di sacrifici e successi di un italiano, emigrante come tanti altri, che partendo da un piccolo paese lombardo è diventato uno dei più importanti imprenditori in Russia, sino a essere soprannominato l’Architetto di Putin (anche se non ha mai lavorato direttamente per il Presidente russo).Come appassionato di temi riguardanti l’immigrazione, ho sempre sostenuto che una delle cose che accomuna tutte le persone di ogni livello che decidono per vari motivi di lasciare il proprio paese è la voglia di mettersi in gioco, la voglia di lavorare, di osare. E’ una spinta a fare qualcosa che uno ha dentro di sé, ed è quello che ha fatto Lanfranco Cirillo, classe 1959, quando ha deciso di emigrare in Russia.
Uomo poliedrico dai mille interessi e svariate passioni, a partire da quella dei viaggi con esplorazioni in Antartide e all’Artico, in Africa, Asia, America. Appassionato di aeronautica, decide a vent’anni di conseguire il brevetto per pilotare aerei in Texas e anni dopo, già da affermato uomo d’affari per poter spostarsi più velocemente e in maniera indipendente, quello di elicottero, seguendo i corsi presso le rigidissime scuole di volo Russe.
Testimone oculare delle grandi trasformazioni della Russia post-sovietica, è arrivato a Mosca quasi per caso a fine 1993. Una volta si diceva che gli emigranti partivano con la valigia di cartone. Nel suo caso è partito con un carrellino pieno di brochure, campionari e cataloghi di mobili brianzoli, poche Lire in tasca e senza nemmeno  conoscere una parola di russo.
Nel suo libro racconta le difficoltà incontrate all’inizio della sua avventura, in una realtà profondamente diversa dal mondo occidentale a cui era abituato, e come piano piano, lavorando senza sosta con la professionalità e la serietà che lo contraddistingue tutt’oggi ha cominciato a guadagnarsi la fiducia dei primi committenti che erano ben felici di approfittare della sua esperienza. Stare dietro questa nuova classe sociale emergente in Russia, i cosiddetti oligarchi, non era facile: problemi di comprensione, lingua difficile, progetti che cambiavano 100 volte, richieste al limite dell’impossibile (c’è chi ha voluto un vero sommergibile da guerra arredato in giardino o una piscina che doveva avere il fondo sollevabile…) e soprattutto discutere con le mogli, che esigevano progetti sempre più falotici. Ma il duro lavoro dà i suoi frutti, e l’architetto lombardo era sempre più conosciuto e sempre più richiesto. Un numero crescente di famiglie russe volevano affidargli lavori: case, ville, palazzi, resort. Tutti cercavano la qualità e la serietà che solo lui era in grado di offrire. La società aperta qualche anno dopo il suo arrivo – la Masterskaja – cresceva, e incominciavano ad arrivare giovani architetti (nel 2005 c’erano oltre 100 architetti che lavoravano nel suo studio di Mosca) e tanti operai specializzati dall’Italia per garantire la qualità e finiture pattuite nei lunghissimi capitolati. Ogni impegno contrattuale preso doveva essere rispettato fino nei minimi particolari, e senza barare su nulla: se erano previsti lapislazzuli, servizi igienici in madreperla o l’onice egiziano in un bagno, così sarebbe stato. Nessuna scorciatoia era ammessa.
Dopo alcuni anni il lavoro era così tanto che poteva permettersi di creare liste d’attesa e far pagare 3.000 Euro l’ora l’incontro con un cliente, per ottimizzare e abbreviare i tempi.
Grazie al suo lavoro, per anni sono partiti camion con 3 o 4 containers ogni settimana pieni di materiali, mobili e suppellettili dall’Italia verso la Russia. Cirillo offriva qualcosa di unico che i ricchi oligarchi apprezzavano molto: un progetto “chiavi in mano” completo di tutto e curato sino nel più piccolo dettaglio. La sua vita era un continuo viaggiare, un giorno chiamato per ispezionare una casa a Monte Carlo e il giorno seguente un ufficio a Londra, una casa a Miami o per visionare uno mega-yacht in Germania per il quale doveva progettare gli interni con il suo stile unico.
L’imprenditore, partito con il suo carrellino pieno di brochure, dopo aver imparato da autodidatta la lingua era diventato in pochi anni un ambasciatore del Made in Italy in Russia, riuscendo a lavorare per 44 miliardari della lista “Forbes”. Con i russi i rapporti non erano solo di lavoro: grazie alla sua empatia e capacità di ascolto, quasi da “sciamano”, era diventato una personalità di spicco, invitato a eventi, feste e cene ogni sera, trasformando questo imprenditore in un “ponte” non solo economico, ma soprattutto culturale tra i due paesi. Dopo 15 anni vissuti nel paese, nel 2013, decide di scrivere al Presidente Putin e ottiene la cittadinanza Russa. E’ il primo italiano ad avere questo riconoscimento dalla caduta dell’Unione Sovietica.
Un capitolo del libro lo dedica alla figlia Elisabetta. Ragazza solare e piena di interessi che spesso condivideva con il padre (a partire dalla passione per i viaggi), e che aveva anche lavorato all’estero come tanti giovani interessati a fare esperienze da espatriati. Aveva poi partecipato alle attività lavorative del papà, accompagnandolo nei cantieri sparpagliati su tutta la Russia, ricoprendo incarichi con sempre maggiori responsabilità fino alla scoperta di un male tremendo, spesso ancora impossibile da curare. Farla visitare nei migliori ospedali del mondo, standole vicino e accompagnandola nel suo percorso terapeutico sia in Italia che all’estero, non è stato purtroppo sufficiente. Leggendo le pagine del libro a lei dedicate, traspare in maniera commovente quanto il padre la amasse, e il dolore lancinante che ha provocato in quest’uomo la sua tragica scomparsa in giovanissima età, nel 2019.
Ma poi succede qualcosa che cambierà la sua vita da imprenditore di successo e da libero cittadino. A seguito di una lettera inviata al Presidente dell’epoca Medvedv da parte di un imprenditore chiamato Kolesnikov, la fondazione anticorruzione di Aleksj Navalnyi si butta a capofitto sull’affare riguardante una residenza a Gelendzik e nel 2010 denuncia presunti schemi di corruzione nel paese. Un anno dopo in un reportage della stessa fondazione viene fatto il suo nome e vengono pubblicate alcune sue foto definendolo, erroneamente, progettista della costruzione la cui proprietà era stata, erroneamente, attribuita a Putin. Nonostante il carattere molto riservato di Cirillo, diventa suo malgrado un personaggio pubblico, del quale tutti parlavano senza nemmeno conoscerlo. Non avendo nulla da nascondere iniziò anche a rilasciare interviste ai media per raccontare la sua verità.
Nel frattempo i rapporti tra gli USA, Europa e Russia iniziavano a degenerare ed essere un imprenditore italiano che lavorava in Russia era diventata una colpa, un nuovo peccato originale che marcava le persone a vita, indipendentemente da tutti i successi e le opere realizzate da emigrante in più di 20 anni di duro lavoro. A febbraio del 2021 la vita del nostro connazionale sarebbe stata sconvolta una seconda volta con incredibili strascichi giudiziari che continuano tutt’oggi. Mentre si trovava nella casa di famiglia a Roncadelle, alle 5 del mattino un nutrito gruppo di Finanzieri fece irruzione in casa con un mandato di perquisizione. L’accusa era quella di aver evaso il fisco dal 2013 al 2019, ovvero nel periodo di malattia della figlia, con la bizzarra teoria che Cirillo non abitasse realmente in Russia. Il tutto sembrava una commedia Kafkiana, un uomo che lavora stabilmente all’estero dove ha costruito una fortuna grazie alla sua continua presenza – fondamentale – per il successo dell’azienda, come poteva abitare in Italia? Come poteva essere accusato di “estero-vestizione”? Per lui era un palese abbaglio.
Questo limbo in Italia si protrasse sino a marzo del 2022, quando prese un aereo per andare a Dubai e successivamente ritornò in Russia poche settimane dopo l’inizio della guerra. Nel frattempo, dopo aver ripreso le attività lavorative, continuavano i suoi contatti con gli avvocati in Italia per la raccolta delle informazioni e prove necessarie a dimostrare l’infondatezza delle accuse attraverso una dettagliata memoria difensiva trasmessa alla procura 2 mesi dopo.
Convinto – ingenuamente – che finalmente la vicenda fosse in qualche modo stata chiarita, ad agosto Cirillo riceve invece una telefonata dove gli viene comunicato da un familiare che la Finanza si era nuovamente presentata in casa e avevano posto sotto sequestro tutto: macchina, gioielli, valori, soldi. Ma le sorprese per il nostro concittadino non erano finite: era stato anche emesso un mandato di cattura internazionale attraverso la Interpol. E col massimo livello di allerta, una “red notice”, come se fosse un assassino, un terrorista o pericoloso mafioso. Come Osama Bin Laden o Matteo Messina Denaro per capirci…
La domanda ricorrente nella sua testa era: “Ma che cosa ho fatto? Come si può mettere in prigione una persona che non ha ucciso, che non ha mai avuto un debito in vita sua, con una accusa incomprensibile di estero-vestizione e di auto-riciclaggio, cioè l’aver trasferito parte dei miei guadagni in Russia dai conti russi a quelli italiani?”. L’emigrante lombardo giunto in Russia 30 anni fa, che è riuscito a costruire un impero economico dopo anni di sacrifici, conclude il suo libro con alcune amare considerazioni sulla guerra in atto e le inevitabili future conseguenze nei rapporti tra i due paesi. Rapporti che erano stati sempre ottimi, quando eravamo ammirati e rispettati e sempre i benvenuti. Dove lo stile, la cultura, la musica, il buon gusto e la classe italiana erano apprezzati più di quelle di ogni altro paese al mondo.
E vorrei aggiungere anch’io una considerazione finale pensando ai tanti italiani che sono emigrati all’estero e hanno lavorato duramente per migliorare la propria posizione, con sacrifici grandissimi e spesso mai riconosciuti in patria. Mi domando che senso abbia sottoporre a questo tipo di vessazioni un italiano di successo, un emigrante che ha contribuito da lontano allo sviluppo economico del proprio paese, del Made in Italy, che ha creato ricchezza per tante aziende e lavoratori italiani, oltre ad aver fatto conoscere e apprezzare il meglio dell’Italia in nazioni lontane. Ha senso che lo stato distrugga la vita di una persona così?

Caio Mussolini

Per chi volesse approfondire e conoscere meglio l’appassionante vita e la storia di Lanfranco Cirillo, suggerisco di acquistare il libro “l’Architetto di Putin – La mia vita nella Russia degli oligarchi”, pubblicato per Piemme da Mondadori Libri S.p.A. e disponibile anche online.

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